venerdì 13 dicembre 2013

Meticcia chignolese-banina

Ho trovato un milione di motivi per cui mi piace di più vivere qui in provincia, l‘ultimo in ordine di tempo è che qui l‘identità comune si percepisce maggiormente, è più sentita...è viva e, sotto il suo vessillo, si attuano praticamente tutte le iniziative: dal mercatino del Natale alle assemblee straordinarie per discutere qualche problema urgente.
Qua quando festeggiamo un compleanno la canzone di auguri la cantiamo in italiano, in inglese e in dialetto banino e quando c‘è un funerale e si passa davanti al cimitero spesso ci si ferma perchè è piuttosto probabile che il defunto fosse collegato a noi da meno di tre conoscenze in comune. :-)
Qui oggi i bimbi hanno messo il fieno per Santa Lucia e in casa abbiamo tutti il calendario con le foto della scuola negli anni cinquanta perchè tanto di scuola ce n‘è una sola e tutti, ma proprio tutti, hanno studiato lì. :-)

Non cambierei le mie stradine avvolte nella nebbia, i negozi che fanno la pausa pranzo e i topolini di campagna trovati morti nel giardino per niente al mondo, soprattutto non per tornare a vivere a Milano.

E con il vuoto che ho nel cuore adesso ho bisogno di girare per strada e incontrare qualcuno che mi saluti: per sentire che per qualcuno esisto davvero.

Arrivederci Autunno

Oggi ho voluto proporre ai bambini l‘ascolto dell'Autunno di Vivaldi: come saluto al tempo della natura, dato che tra nove giorni sarà Inverno e la più amata - almeno da me - stagione dell'anno giungerà al termine.
Li ho fatti rilassare appoggiando la testa sul banco e ho fatto partire il brano. 

Che magia!
Innanzitutto il modo in cui, istantaneamente, gli animi si siano placati...e poi la passione e il brio con cui tutti i bambini siano stati coinvolti e trasportati dalla vivacità della musica.

C‘era chi aveva gli occhi chiusi e sorrideva e chi faceva muovere violini e pianoforti immaginari con le mani e le braccina.
Al termine dell'ascolto abbiamo trascritto le parole poetiche con cui hanno descritto le suggestioni evocate.
Tra tutte ho in mente quelle di Alessandro e Simone.
"Mi sono immaginato io che gioco a calcio con le foglie" e "A me è venuto in mente che facevo un viaggio a Roma".
E così i violini di Vivaldi hanno fatto la grande magia di riuscire a mischiare il sacro (il calcio) con il profano (tutto ciò che non è calcio) e parlano un linguaggio così sublimemente alto che i bambini si accorgono di essere di fronte a qualcosa di Grande e, per associazione di idee, lo collegano a un posto così lontano...dal sapore esotico...che è ancora capace di suscitare fantasie di magnificenza, come la città eterna è sempre riuscita a fare.

Che bello giocare al rialzo con i bambini nelle proposte educative! E anche avere sempre, ogni volta, la conferma che essi sono perfettamente pronti ed adeguati ad accogliere la complessità delle esperienze fin da piccoli, soprattutto in ciò che è espressione artistica.

E tra parentesi, è bello vedere che nell'immaginario geografico di un bambino italiano, la massima aspirazione immaginifica in termini di movimento sul territorio sia ancora Roma, una bellissima città italiana e così vicina a noi e non New York, così lontana ma ormai così presente nelle nostre case attraverso la tv satellitare.

mercoledì 9 ottobre 2013

Crudele paradosso

Essere ricoverata in ginecologia equivale a stare nell'anticamera del Reparto Felicità, titolo che ovviamente spetta di diritto ad Ostetricia e conseguentemente, si gode dei vantaggi e ci si espone alle sofferenze che dipendono direttamente da tale collocazione.
Così si gode dell'atmosfera ovattata, della tenerezza diffusa e del cameratismo femminile conseguente alla peculiarità del reparto, ma si è esposte alla sofferenza di veder passare mille pance di 40 settimane che sono il ritratto della felicità, piccini microscopici appena arrivati al mondo e soprattutto gli occhi di tutti puntati sul ventre di tutte le donne in età fertile che arrivano: è immediato, viene automatico, l‘ho fatto anch'io senza volerlo.
E così, mentre cammini con le gambe allargate, come una zoppa e fatichi ad alzarti e a sederti, la crudele analogia tra le zone anatomiche sensibili in una gravida al nono mese e ad una donna a cui hanno tolto una tuba e il suo microscopico bambino che ci aveva fatto il nido si palesano e gli occhi di tutti ti scrutano con più attenzione per capire se hai appena partorito, a che mese sei, se hai una pancia un po`piccina...e poi si distolgono subito quando capiscono che le cose, per te, non devono girare troppo bene.
Si prova questo a stare in ginecologia e nel bene o nel male si percepisce che quello è un luogo dove, con ostetricia, si condivide un sacro senso dell'attesa e del rispetto per ogni nuova, piccola vita che sta arrivando o, quanto meno, ci sta provando.

In questa atmosfera, il terzo o il quarto giorno in cui ero ricoverata, per pranzo hanno servito Vitello.

Il Vitello è il piccolo della Mucca.

Ogni giorno tutti i vitellini che hanno raggiunto la sesta settimana di vita vengono tolti alle loro Mamme per non rivederle mai più.
In natura la Mucca allatta il suo piccolino per un anno intero.
Ogni mucca, per ogni parto della sua vita fertile, vive in ripetizione costante il trauma della morte perinatale. Il suo piccolo le viene tolto e non lo rivedrà mai più, perchè di lì a poche ore sarà ucciso per far mangiare le neo mamme e le mamme di cuore dei reparti maternità degli ospedali per animali umani.

La proposta di mangiare Vitello in un reparto maternità mi è sembrata di un orrore così acuto ma così sottile da essere di un grado di atrocità superiore alla norma.

No grazie.

venerdì 4 ottobre 2013

I segni.

Sono un po‘ un‘anima persa.

Che ne sarà di una ballerina di danza del ventre con una cicatrice nell'ombelico?

lunedì 30 settembre 2013

Nessun uomo è un'isola.

Mi hanno ricoverato in ospedale per una Geu, mi hanno fatto una laparoscopia e mi hanno tolto una tuba.
Ma come dicono in About a boy, "Nessun uomo è un'isola" e così sono subito stata circondata di tante persone che mi amano e anche se a volte mi prende lo sconforto, non mi sento mai sola.

Ho casualmente (oppure no?) voluto riguardare About a boy pochi giorni fa, per me è un film che ha dentro di sè un concetto fondamentale e quando l'ho visto la prima volta, a 17 anni, mi ha un plasmata.
Se non l‘avete visto ve lo consiglio: parla di come nella vita serva impegnarsi a costruire un tessuto di relazioni ampio e variegato, basato sull‘amore e sul mutuo aiuto.
Quando il provagonista dodicenne dice la frase: "E ho capito che due non è sufficiente, è troppo poco per avere l'aiuto di cui si ha bisogno" ho pensato che aveva proprio ragione e il mio stesso senso di impotenza verso i problemi della mia vita andavano risolti smettendo di pensare che i panni sporchi si lavano in famiglia, che ci vuole discrezione e una giusta distanza dagli altri che ci permetta di non ferirci mai, ma serve aprirsi, lasciarsi andare, mettersi in gioco e riuscire ad esprimere i propri bisogni.

E oggi ho la prova che è stata la strategia vincente.

giovedì 26 settembre 2013

Magia

Stare con i bambini a volte sfiora il magico.

C‘è questa classe, la II D...si è formata quest‘anno ed è stata la preoccupazione più grande per tutti perchè per farla occorreva strappare qualche bimbo dalla propria classe, dalle proprie maestre e dai propri amici, per raggiungere un determinato numero.
Questa classe è stata formata e io ho conosciuto questi piccoli sfollati oggi, durante due ore di supplenza.

Questi giorni per me sono difficili, affronto una brutta e triste prova e ho più volte ripetutamente pianto tutta la mattina.

Ma poi sono entrata nella loro classe...e ho sentito vibrare un'energia potente, che in due ore mi ha donato una leggerezza e una quiete fisica e interiore che mi fa ancora adesso sentire come una piuma che vola nell'aria fresca!
Inebriante!
Veramente non ho il potere di dare alcuna spiegazione razionale a quanto è successo.
A volte l‘energia che si mette in circolo a stare contatto con determinati bambini, rasenta la magia!

giovedì 19 settembre 2013

Il Valzer del Moscerino

Non ho mai conosciuto nessun‘altro, al di là, forse, di Emily Dickinson, che trovasse una Mosca degna di attenzione e piena di bellezza, tanto da farne oggetto di un atto poetico.
Ma oggi qualcuno ha pensato che tra tutte le splendide cose del mondo, tra la moltitudine di animali esotici e affascinanti esistenti, valesse la pena, durante un compito in cui si chiedeva di inventare un ritmo, di dare uno spazio, dare la vita, sul foglio a quadretti grandi del quaderno, proprio alla piccola, inutile, fastidiosa Mosca.
Quando parlo dei ritmi uso sempre l'espressione Cantare, "Ascolta, questo ritmo canta così..."

Il ritmo di Giulia, evidentemente, cantava del profumo dei fiori, della natura, della bellezza di un insetto che vola libero nel cielo; era pura poesia.